Casettone d’este



Botteghe ferraresi

Ferrara, terzo quarto del XVIII secolo

Materiale: Legno di noce e radica di scopa

Misure: L 173 x P 67 x A 94 cm

scheda critica a cura di gherardo turchi

Il raffinato ed elegante cassettone di seguito preso in esame rientra in quella serie di arredi realizzati all’interno delle botteghe ferraresi attive nel corso del terzo quarto del XVIII secolo, solitamente asservite al gusto ed alle committenze nobiliari del tempo. L’energica bombatura presente sul fronte e sui fianchi, unita alla graziosità d’intaglio presente sulla grembiala centrale e sulle zampe, come pure l’accurata scelta dei legni di listra, fanno sicuramente presupporre che l’esecutore materiale del mobile sia un veneziano, con molta probabilità anche disegnatore d’arredi, attivo a Ferrara intorno al 1730/1750. Capitava spesso infatti che molti artigiani si spostassero nelle varie città venete al fine di acquisire quanta più possibile tecnica e manualità nell’utilizzo dei legni al fine di poter poi aprire, una volta rientrati nella città natia, una propria bottega.

Come esposto in precedenza la committenza di tali mobili in questa prima parte del secolo, denominato dalla storia Barocchetto, in quanto ancora strettamente legato all’impianto formale e decorativo del Barocco, era sovente di natura nobiliare; il cassettone in oggetto non tradisce le aspettative storiche, riportando al suo interno, in bella vista seppur celato agli occhi dei più, le iniziali del committente. Proprio al centro del mobile infatti, scolpite nella grembiala, sono riportate due E, una in fronte all’altra, a formare una sorta di conchiglia aperta incorniciate da volute e frappette anch’esse scolpite; le due lettere rappresentano la committenza Estense della famiglia, nello specifico il Duca Ercole Rinaldo III d’Este (1721 – 1803), noto cultore dell’arte dell’arredamento e grande committente di interi corpi arredativi.

La scelta dei legni di listra risulta particolarmente interessante, nonché indicativa di come l’ebanista fosse vicino alla cultura veneziana dell’epoca; il cassettone risulta infatti interamente listrato in radica di scopa, meglio conosciuta come saggina. Legno di difficile reperibilità e con un costo elevato, la radica di scopa veniva utilizzata all’epoca solo a Venezia per listrare mobili collocati negli alloggi del Doge e delle persone vicinissime alla sua cerchia, contraddistinguendo tali capolavori da quelli realizzati per la grande borghesia o la piccola nobiltà. Si potrebbe infatti ipotizzare che sia stato proprio qualcuno all’interno di questa ristretta cerchia ad autorizzare l’ebanista ad utilizzare tale pregiato legno, forse proprio come segno di riconoscenza e gratitudine nei confronti del Duca d’Este. Ancora ipotizzando, potrebbe essere l’ebanista stesso, forse un capo bottega veneziano, ad essere stato inviato a Ferrara a realizzare il complemento d’arredo, cosa che sovente avveniva per attestare la stima nei confronti del ricevente. Esempi simili si possono riscontrare all’interno di collezioni pubbliche e grandi musei, primo tra tutti il museo di Ca’ Rezzonico a Venezia. 

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