Credenza Brescia



Botteghe del nord Italia

Italia settentrionale ultimo quarto del XVI sec

Materiale: Legno di noce

Misure: cm 202 x 58 x 119

scheda critica a cura di gherardo turchi

Antica e assai pregiata credenza in noce proveniente dalle rinomate botteghe artigiane del nord Italia e appartenente all’ultimo quarto del XVI secolo. La credenza possiede una storia affascinante che affonda le radici in un passato lontano. È il mobile che più di ogni altro dona alla casa un’atmosfera accogliente e confortevole, e non può mai mancare in una sala da pranzo. Nata come mobile collocato solitamente nella sala dei banchetti delle case signorili, la credenza come oggetto di arredamento in origine era un semplice mobile basso e lungo al di sopra del quale si disponevano in bella vista tutti i cibi nei loro piatti di portata prima di offrirli agli ospiti di particolare rango e importanza durante i pranzi organizzati dalle famiglie nobili. Prima di cominciare il banchetto un servitore particolarmente fidato della famiglia, detto “Maestro Credenziere”, dotato di una livrea particolare che lo distingueva dagli altri servitori, entrava nella sala del banchetto per “fare la credenza”, si introduceva cioè nella sala del banchetto e si disponeva a fianco del mobile dove erano stati collocati tutti i piatti con i cibi, che in seguito si chiamerà appunto credenza, e assaggiava tutte le portate prima che fossero servite ai commensali e poi, rivolgendosi ai convitati con un profondo inchino, diceva: “Signori, vi è stato offerto servizio di credenza”, inoltre rimaneva nella sala dei ricevimenti per tutta la durata del banchetto. Fin dall’antichità era pratica comune offrire sontuosi banchetti in onore di un ospite illustre, o per celebrare particolari avvenimenti, e nel Medioevo tale pratica divenne molto frequente soprattutto per celebrare l’alleanza tra due Signori, spesso coronata dalle nozze dei figli delle due casate, infatti quando un Signore voleva ingrandire il proprio feudo per sete di potere non aveva che da muovere guerra ad un altro Signore suo rivale per inglobarne i suoi possedimenti. Quando non era possibile questa opzione, si ricorreva ad una alleanza, suggellata spesso da ricchi doni e prebende oppure, ma non sempre, dalle nozze dei propri figli per imparentare le due Signorie, ed era proprio in tali occasioni che si davano sontuosi banchetti in onore dell’ex avversario, ma poiché in questo stesso periodo storico era anche molto in voga eliminare gli avversari politici con il veleno, anche durante un banchetto, ecco che si affermò la pratica di “fare la credenza”. Tale pratica era volta a tranquillizzare i convitati che i cibi loro offerti non fossero avvelenati e per questo il “Maestro Credenziere”, dopo aver assaggiato tutti i cibi, rimaneva nella sala dei ricevimenti fino alla fine del banchetto, proprio per assicurare che egli stesso non fosse stato avvelenato, dando “credenza”, creando cioè persuasione in tutti i commensali della bontà e purezza dei cibi offerti, ma soprattutto che non vi fosse nessuna cattiva intenzione da parte del proprio Signore, ovvero quella di avvelenare qualcuno dei commensali. Il termine passò in seguito ad indicare il procedimento della “credenza” e poi, verosimilmente, la stanza destinata a tale pratica ed infine il mobile delle stoviglie. Nel corso dei secoli la credenza ha avuto una lunga evoluzione e assunto varie forme, dotandosi di ante, vetrine e cassetti per riporre piatti, bicchieri, gli utensili da cucina e conservare gli alimenti. La sua funzione non è mai tramontata, e ancora oggi è un elemento indispensabile in ogni cucina, dove la si usa per esibire i servizi preziosi, l’argenteria, le porcellane, le bottiglie di vino pregiato. Sul finire del Cinquecento, i mobili erano caratterizzati da forme rigide, squadrate e spigolose, nonché da linee regolari. Il senso delle misurate simmetrie attentamente calcolate contraddistingue la mobilia norditaliana del XVI secolo. È possibile considerare tale modello esemplificativo del lessico dell’Italia settentrionale. Tale esemplare si distingue per l’indovinata proporzione delle parti, per la lineare scioltezza della concezione, e per le splendide proporzioni arricchite da alcuni elementi decorativi. Infatti, si tratta di un notevole esempio di abilità tecnica della carpenteria norditaliana, di alta qualità e di raffinata fantasia costruttiva. Il fronte si presenta scandito da quattro paraste alternate a tre vani chiusi da sportelli cui corrispondono, nella parte superiore, tre cassetti. I cassetti e gli sportelli come anche i fianchi laterali della credenza sono arricchiti con formelle riportate sul massello e, quelle dei cassetti risultano centrate da pomoli in legno. Le formelle dal disegno nitido, lineare e dal profilo geometrico contribuisco a donare semplicità e, dunque, al contempo, eleganza che risulta essere caratteristica del periodo. La parte frontale di ogni montante appare impreziosita da piccoli capitelli e paraste decorati con motivi fogliacei e vegetali. Tali dettagli, animando l’intero mobile, conferiscono all’insieme grande valore degno delle illustri case-museo nazionali ed internazionali. La base del mobile risulta composta da una cornice imponente e più elevata in prossimità degli angoli e delle basi delle paraste. Al di sotto di tale cornice, sul lato frontale della credenza, si alternano tre grembiali sagomate con piccole volute. Infine, la parte superiore è sovrastata da un piano rettangolare dal profilo lineare e adornato da un gocciolatoio intagliato geometricamente. Le condizioni di conservazione risultano essere ottime.

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