Ebanista genovese
Genova, XVI secolo
Materiale: Legno di noce
Misure: 83 x 75 x 43 cm
scheda critica a cura di di bartolomeo lorenza
Antico e assai pregiato stipo monetiere o medagliere “a bambocci” interamente in noce, riccamente intagliato e scolpito. Commissionato dalla nobile ed illustre famiglia genovese dei De Fornari alle rinomate botteghe di artigianato ed ebanisteria attive nella città ligure nel corso del XVI secolo. Per medagliere o monetiere si intende un mobile con cassettini e piccoli sportelli, appositamente creato per contenere monete, medaglie, documenti, piccoli oggetti da collezione, gioielli. Il medagliere deriva dallo stipo, mobile adatto a contenere oggetti di diversa natura e di uso differente di contenute dimensioni. Il monetiere assume nel Rinascimento le caratteristiche di mobile d’arredamento con sue specifiche caratteristiche e diventa prezioso, talvolta dalle forme prese a prestito dall’architettura. Suddiviso in sportellini e in piccoli cassetti, talvolta è assicurato dalla chiusura di una grande sportella. Se creato su committenza riflette, i gusti del proprietario e ne porta talvolta lo stemma, rappresentandone i gusti estetici e anche la natura degli oggetti preziosi che deve contenere e conservare. Si trovano monetieri di contenute dimensioni, da poggiare sul ripiano di un altro mobile, ma ne furono creati anche di grandi dimensioni con il corpo centrale poggiato su gambe, unite da traverse, per sostenere il peso di quanto contenuto nei cassetti e dentro gli sportelli. L’esemplare in esame, appartenente al pieno periodo rinascimentale, fungeva da prezioso complemento d’arredo con lo scopo di adornare, arricchendolo, uno degli ambienti del palazzo signorile e di rendere manifesto agli eventuali ospiti della residenza lo status sociale della famiglia committente. La struttura dello stipo, composto da un corpo centrale listrato in noce, una sportella anch’essa listrata in radica di noce ed una trabeazione scolpita a foggia di cornicione, richiama quello stile architettonico monumentale tipico dei palazzi nobiliari rinascimentali. La parte sovrastante presenta una cornice dal profilo decorato con trine a motivi fogliacei o geometrici e da greche, richiamate anche alla base del mobile, per poi proseguire con la parte del fregio o architrave intagliata a cassettoni al cui interno, invece delle tipiche rosette, vi si trovano scolpite piccole testine aggettanti che fungono da mensole o modiglioni alternate a riquadri vuoti. Tale decorazione nasconde due cassetti e al centro, dove si trova lo stemma araldico della famiglia De Fornari scaglionato d’argento e di rosso sormontato da un’aquila, si cela un piccolo cassetto stretto e lungo serrato da una copertura in legno scorrevole che costituisce uno scomparto segreto. I quattro angoli laterali del corpo centrale risultano impreziositi ognuno dall’applicazione di due calate completamente formate da figure abilmente scolpite a tutto tondo, o come vengono chiamate nel mondo antiquario “bambocci”, che contribuiscono a creare un senso di movimento e tridimensionalità all’insieme. Le cariatidi laterali rappresentano figure umane sia intere che a mezzo busto, mascheroni, satiri e solo alla base del lato sinistro frontalmente e posteriormente si trova una coppia di aquile bicefale. La sportella centrale aveva la funzione di occultare e dunque proteggere come uno scrigno il tesoro interno costituito sia dalla ricchezza della manifattura magistralmente lavorata, sia dagli oggetti preziosi che vi erano contenuti. La parte frontale interna, assumendo le sembianze di una vera e propria facciata rinascimentale, si compone di sei cassettini ognuno con una piccola maniglia centrale in ferro dorato dalla forma che richiama i battenti dei portoni da palazzo. Due cassetti sono posti agli angoli superiori e quattro, disposti in fila, formano una sorta di base nella parte inferiore. Al centro, circondate dai cassetti, si stagliano tre edicole apribili contenenti degli scomparti per riporvi oggetti: le due laterali si presentano più semplici e lineari, mentre quella di mezzo, oltre ad essere più grande, richiama nello stile le monofore dei palazzi in questione. All’interno di quest’ultima edicola, affiancata da due cariatidi, vi è contenuta una scultura raffigurante la divinità greca di Hermes con il caduceo probabilmente ad indicare il contenuto di medicinali ed unguenti che a quel tempo risultavano essere merce rara e di gran valore, appannaggio specialmente delle famiglie più abbienti e reperibili grazie al commercio praticato nella Serenissima Repubblica marinara. Lo stipo appare come un insieme equilibrato, armonioso e allo stesso tempo elegante e maestoso, degno dei più famosi musei nazionali ed internazionali. Alcuni esempi di oggetti del genere si possono trovare nei più importanti musei italiani come Palazzo Davanzati a Firenze o Palazzo dei Normanni a Palermo. Lo stato di conservazione dell’oggetto risulta essere ottimo.