Botteghe granducali
Firenze, XIX secolo
Materiale: Legno, avorio e pietre dure
Misure: L 102 x P 53 x A 200 cm
Scheda critica a cura della dott. Lorenza di bartolomeo
Antico e assai pregiato stipo monetiere in legno ebanizzato, capolavoro delle prestigiose Botteghe Granducali fiorentine del XIX secolo. Una delle prime tipologie di arredi alle origini della storia del mobile fu quella dello studiolo – stipo o monetiere secondo una terminologia al tempo ancora incerta. Dopo la metà del XVI secolo questo nuovo genere di mobili acquisterà le forme di facciate di palazzi. Nello specifico tale esemplare consiste in un mobile la cui facciata di piccolo palazzo improntata all’ordine Corinzio è incassata in una scatola appena arricchita esternamente da sottili cornici ebanizzate. L’impianto architettonico è scandito da colonne Corinzie su cui poggia, al centro, un grande arco in cui trova posto l’allegoria della Natura e ai lati invece poggiano due timpani, dando forma così a edicole che incorniciano le allegorie delle due arti maggiori: la Pittura e la Scultura. Tale iconografia sta ad indicare la grandezza dell’oggetto e la grande opera d’artigianato che vi è dietro. Infatti il mobile, grazie alla maestria degli artigiani del Granducato e alla squisita qualità dei materiali, rappresenta il risultato della commistione di varie arti: ebanisteria, scultura, pittura e commesso di pietre dure. Sull’arco centrale vi sono due putti la cui posa ricorda quella delle sculture michelangiolesche rappresentanti le quattro allegorie delle Parti della Giornata che adornano le tombe medicee di Giuliano, duca di Nemours, e Lorenzo, duca d’Urbino, nella Sagrestia nuova della basilica di San Lorenzo di Firenze. L’architrave è sormontata da una grande mensola aggettante che regge un colonnato a guisa di recinzione che fa pensare a quelle terrazze o camminamenti che caratterizzano i grandi palazzi. Agli angoli della balaustra vi sono due piccole sculture di amorini che reggono ciascuno una corona di fiori. Sulla sommità è possibile ammirare il coronamento con timpano spezzato al centro del quale trova spazio lo stemma del committente: la famiglia lucchese dei Nieri. Il medaglione è incorniciato da serti fogliacei, sopra reca una conchiglia, al di sotto un mascherone e rappresenta un leone rampante che impugna una spada dietro una fascia con tre rose. Lo stipo possiede due sportelli di chiusura che nascondono un gran numero di piccoli cassetti che, a loro volta, occultano altri contenitori segreti. Tutta questa fantasiosa architettura celava ingegnosamente il tesoro conservato all’interno, infatti, esso fu realizzato per accogliere le collezioni di antichità, bronzi, monete e medaglie. Il monetiere è poggiante su un tavolino con gambe a tronco piramidale unite alla base da una crociera con al centro la scultura di una Nike adagiata. Il tavolo d’appoggio è dotato di un grande cassetto con meccanismo di apertura a ribalta. L’intero stipo-monetiere, opera di un ebanista fiorentino, come si evince chiaramente dalla ricercata tecnica esecutiva, è rivestito con inserti in avorio, marmi e pietre dure come lapislazzuli a rappresentanza del trionfo della grandezza granducale. Le decorazioni in avorio raffigurano putti avvolti da girali, festoni, racemi e fiorami, figure antropomorfe come fenici e vittorie alate, figure zoomorfe come volatili; il tutto conferisce una forte e misteriosa valenza simbolica-allegorica. Entro medaglioni ovali sono ritratti, sempre con grande competenza nella lavorazione dell’avorio, i componenti della famiglia tra cui il committente che si trova nel timpano centrale. L’eleganza del disegno e della composizione rende il mobile antico di estrema modernità ed originalità, esso potrebbe rappresentare una fonte d’ispirazione per i pezzi appartenenti all’alto design moderno. Resta comunque un’opera d’arte più che degna dei più illustri musei e istituzioni culturali internazionali. Lo stato di conservazione dell’oggetto risulta essere molto buono.