Evangelisti con simboli iconografici



Antonio Puglieschi

Firenze 1660 – 1731

San Giovanni con l’aquila

San Marco con il leone

San Luca con il toro

San Matteo con l’angelo

Materiale: Olio su tavoletta

Misure: 10 cm

Scheda critica a cura del prof. sandro bellesi

Queste opere, contornate con raffinatezza da cornici in legno dorato con eleganti motivi decorativi ispirati al mondo vegetale, illustrano con indubbio gusto descrittivo i quattro evangelisti con i loro rispettivi simboli iconografici, ovvero l’aquila, il leone, il toro e l’angelo. Seppur di formato ridotto, le figure, emergenti da fondi uniformemente neutri di varia colorazione, si qualificano per la vivacità espressiva e per l’originalità delle posture e delle sigle dei volti, diverse in ogni santo rappresentato. Colto da estasi mistica San Giovanni è raffigurato in atto di redigere il suo vangelo, come indica la mano con la penna d’oca puntata su un fascio di carte e la testa, alonata da un’aurea divina, rivolta idealmente verso l’alto e quasi comunicante con Dio. Perfettamente in controparte, San Marco, anch’esso con lo sguardo rivolto al cielo, si segnala per la fiera espressione del volto, definito con tratti regolari sui quali spiccano i folti capelli castano scuri e la barba leggermente ricciuta. San Luca, effigiato quasi il lato, mostra a differenza delle altre figure lo sguardo indirizzato all’esterno, rivolto probabili astanti. Chiude impeccabilmente la serie il San Matteo, raffigurato in compagnia di un angelo simile a un paffuto infante, intento a redigere il suo testo.

In base ad accurate indagini stilistiche e all’iscrizione “Pullieschi” vergata nel retro del tondo con San Luca con il toro è possibile assegnare convincentemente questa piccola serie di dipinti al catalogo di Antonio Puglieschi, figura artistica riemersa all’attenzione degli studi contemporanei grazie, soprattutto, a due articoli dello scrivente dati alle stampe nel 1991 e nel 1996 (S. Bellesi, La formazione artistica e la prima attività del pittore Antonio Puglieschi, in “Critica d’Arte”, 1991, 5/6, pp. 63-75 e S. Bellesi, La maturità artistica e l’ultimo tempo di attività del pittore Antonio Puglieschi, in “Arte Cristiana”, 1996, 772, pp. 37-50).

Nato probabilmente a Firenze nel 1660, il Puglieschi fu educato in giovane età allo studio della pittura sotto la guida del cortonesco Pier Dandini, artista con il quale appare ancora documentato nel 1684, anno di immatricolazione all’Accademia del Disegno. Prima di tale data il giovane Antonio risultava aver soggiornato, comunque, alcuni anni a Roma, dove aveva operato con profitto nella scuola di Ciro Ferri. Già apprezzato allo scorcio del Seicento, il pittore dette il via a una serrata attività, orientata stilisticamente verso le gradevoli formule tipologiche dandiniane e la corrente classicista romana, mutuata soprattutto dalla conoscenza dei dipinti di Carlo Maratta e del suo entourage. Autore di accostanti immagini sacre e di suggestivi dipinti ad affresco di tema allegorico e profano, Antonio Puglieschi lavorò alacremente per alcune delle più insigni famiglie toscane, come testimoniano dipinti eseguiti per Casa Medici e per i Capponi, i Marucelli e i Del Vernaccia. Molte risultano anche le pale d’altare realizzate dal pittore, tra le quali meritano di essere segnalate, per l’alta qualità stilistica, quelle realizzate per Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, Santa Maria a Vallombrosa e San Giovannino degli Scolopi e San Jacopo Sopr’Arno a Firenze. Carico di onori e riconoscimenti pubblici il Puglieschi morì a Firenze nel 1731 (per una traccia biografica e per l’elenco delle opere dell’artista si veda S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del ‘600 e ‘700, Firenze, 2009, I, p. 233 e III, figg. 1334-1348).

Interessanti acquisizioni al catalogo autografo del pittore, i quattro tondi trovano una collocazione cronologica adeguata tra gli anni ottanta e novanta del Seicento. Tipiche della fase iniziale dell’attività del Puglieschi risultano le tipologie dei volti delle figure, deferenti soprattutto ai modelli classicisti romani, utilmente confrontabili con alcuni personaggi presenti in opere come la Raccolta della manna nella collezione Harris a New York e la pala d’altare con la Madonna della Cintola e santi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e San Giovanni Valdarno (per questi dipinti si veda S. Bellesi, La formazione, op. cit., pp. 66 fig. 3 e 68 fig. 5). Affini a questi risultano soprattutto le figure di San Marco e dell’angelo, caratterizzate dagli stessi tratti morfologici che mettono in risalto la sagomatura decisamente particolare dei lineamenti dei volti.

Le opere sono pubblicate sul libro “Pittura e scultura a Firenze (Secoli XVI-XIX)” di Sandro Bellesi, ed Polistampa, 2017, pag. 101.

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