Balestra da caccia



Armaiolo tedesco

Germania 1595

Materiale: ferro e osso

Misure: Lunghezza cm 62

scheda critica a cura di gherardo turchi

Antica ed assai pregiata balestra da caccia in legno riccamente intarsiato in osso, realizzata in quelle fiorenti botteghe attive nel Sud della Germania nel 1582.

La balestra ha una storia molto antica. È certo comunque che essa fu sviluppata solo dopo l’invenzione dell’arco per aumentarne la potenza e la gittata. Il suo utilizzo inizialmente fu sporadico e non decisivo per l’esito degli scontri in battaglia, forse a causa delle difficoltà tecniche che si incontravano nella sua costruzione e soprattutto a causa dei costi di fabbricazione.

La Grecia e la Cina rivendicano l’invenzione della balestra. È probabile che essa sia stata sviluppata indipendentemente da entrambe le culture, anche se non è chiaro quale delle due la utilizzò per prima.

L’uso della balestra in Europa continua ininterrottamente dall’epoca classica fino al periodo di maggior popolarità tra l’XI e il XVI secolo, in seguito venne abbandonata a favore delle armi da fuoco. Fra i balestrieri più apprezzati si annoveravano quelli genovesi e pisani[1].

Fino alla comparsa delle prime armi da fuoco la balestra è stata l’arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare tralasciando l’arco composto o a doppia curvatura. Infatti ha un potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri. Inoltre l’addestramento per il suo utilizzo risulta più breve di quello per l’arco.

La balestra ha una fase di caricamento più lunga rispetto all’arco. Nella pratica ciò si traduceva nella necessità di assicurarsi un riparo durante la fase di caricamento; il lungo caricamento era bilanciato dalla notevole distanza di ingaggio, superiore a quella dell’arco normale o dell’arco lungo, ma non a quella dell’arco composto o a doppia curvatura.

La balestra comportò un discreto cambiamento nelle strategie utilizzate in battaglia, ma soprattutto modificò l’approccio alla battaglia da parte dei nobili che, tradizionalmente a cavallo, avevano sempre buone possibilità di uscire vivi dallo scontro.

Come detto, con l’avvento delle armi da fuoco nei campi di battaglia, l’uso delle balestre in campo bellico perse ben presto la sua funzione, spostando il campo di utilizzo delle stesse nella sfera della caccia, ambito per il quale tale arma venne largamente utilizzata nei secoli dal XVI al XVIII. Il non dover più costruire tali armi per uso bellico, vale a dire risparmiando sulle decorazioni, superflue in battaglia, a favore della sola efficacia offensiva, permise alle botteghe di armaioli di sbizzarrire la loro arte nel decoro di dette armi, iniziando a realizzare vere e proprie opere d’arte per uso caccia. Fu infatti la caccia la vera chiave di volta che permise alla balestra di attestarsi in quella volta celeste di sublimi armi silenziose. Solo i grandi nobili erano soliti cimentarsi nella nobile arte della caccia e proprio questi erano coloro i quali potevano permettersi di pagare cifre alte per oggetti sempre più rari e raffinati nel decoro e nell’intarsio. Il XVI secolo vide una grande espansione nel campo della decorazione delle armi da caccia, introducendo l’applicazione di placchette realizzate in osso o avorio sulle quali venivano incisi motivi fitomorfi, quali rameggi e fogliami, mascheroni, girali, figure zoomorfe fino ad arrivare a vere e proprie scene di caccia in miniatura. Tale decoro era tipico dei mastri armaioli solitamente attivi tra l’Italia del Nord ed il Sud della Germania, luogo in cui era più facile reperire ossa o corna di cervo utili per l’applicazione ed il decoro.

Proprio a questo periodo appartiene l’opera qui in esame. Datata 1595 ad intarsio nella parte inferiore, all’altezza opposta della tacca di mira, la balestra presenta  un grande decoro realizzato ad intarsio di lungo tutto il corpo centrale; i decori geometrici a greche ed i motivi fogliacei incisi sugli intarsi d’osso presenti sulle specchiature alte e basse fanno da contraltare alle ricche figure antropomorfe ed ai festoni architettonici  posti ai lati i quali risultano, per stile ed eleganza, affini ai disegni utilizzati per la realizzazione dei decori a traforo e sbalzo in ferro applicati sulle armi di grande importanza del Seicento, che vedranno il loro apice cento anni dopo in quella corrente decorativa conosciuta come Barocco.

Particolare assai raro risulta essere l’incisione di uno stemma gentilizio realizzata sulla placca del poggiaspalla, attestante la committenza dell’arma da parte di una famiglia nobile, di cui ad oggi non se ne conosce il nome ma che conferisce particolare importanza storica all’opera.

La balestra risulta inoltre munita del suo martinetto di caricamento in ferro forgiato con impugnatura in legno tornito, particolare questo assai raro in quanto molti di questi accessori andavano perduti nel corso dei secoli.

L’opera si presenta in ottimo stato conservativo e rappresenta un’importante aggiunta al catalogo di armi silenziose da caccia realizzate nel Sud Germania nella seconda metà del XVI secolo

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