MARTELLO D’ARME Italiano



ARMAIOLO ITALIANO

Nord Italia XVI Secolo

Materiale: ferro forgiato e cuoio

Misure: Lunghezza cm 52

scheda critica a cura di gherardo turchi

Antico ed assai raro Martello d’arme in ferro forgiato realizzato in una di quelle fiorenti botteghe di mastri armaioli attive nell’Italia del Nord nel corso del XVI secolo.

Il martello d’arme, detto anche martello da guerra e martello da battaglia, era un’antica arma bianca di tipo contundente utilizzata principalmente dalla fanteria, ma non disdegnata neanche dalla cavalleria, che permetteva di spaccare gli elmi degli avversari appiedati durante le cariche. Di origine medievale, raggiunse il suo pieno sviluppo soltanto alla fine del XV secolo. Soprattutto grazie a fonti iconografiche, sappiamo infatti che in Europa Occidentale il martello d’armi era ancora in uso alle forze di cavalleria pesante nella seconda metà del XVI secolo. Al culmine della sua evoluzione, l’arma aveva un manico lungo e rinforzato, spesso interamente in metallo come la mazza d’arme. Il polo superiore di un martello da un lato aveva la “penna” a becco di corvo mentre dall’altro lato c’era la testa, che poteva essere munita di piccole estensioni appuntite al fine di incrementare la pressione che il colpo esercitava sul bersaglio. Il martello era spesso sormontato da una cuspide, chiamata brocco, usata come ago per forare le cotte di maglia o colpire le fessure dei cavalieri in completa armatura. Rispetto alla mazza ed alla scure d’arcione, il martello d’armi originò diverse varianti che, ad oggi, rendono piuttosto difficile discriminarne la forma archetipica. L’arma presenta infatti enormi similitudini con il picco d’armi, quest’ultimo spesso chiamato martello d’armi a becco di corvo.

Alla produzione Cinquecentesca di armi da botta dell’Italia del Nord appartiene l’opera qui in studio. Con testa recante da un lato una penna a sezione quadrangolare e dall’altro un martello lavorato a balaustro, l’arma culmina con un brocco semisferico a cui, al verso, è applicato il gancio di ferro lavorato, utile per appendere l’arma alla cintura durante le marce. Il corpo centrale risulta lavorato per i tre quarti a torchon e termina su un ampio labbro metallico, piegato al verso per permettere una maggiore corrispondenza dell’impiego dell’eventuale lama avversaria in combattimento diretto. L’impugnatura, infine, risulta rivestita in cuoio, materiale solitamente utilizzato per una maggiore aderenza della mano durante l’uso; l’arma termina con un pomo sferico lavorato alla metà da un’incisione a cordonatura.

Particolare importante dell’opera risultano essere le dimensioni degli spessori, ridotte rispetto ai comuni martelli d’arme; tale dettaglio colloca la produzione dell’arma proprio nelle botteghe italiane in quanto sia l’altezza che la relativa forza dei guerrieri italiani nel XVI secolo non permetteva loro di utilizzare in maniera disinvolta armi troppo pesanti o di difficile maneggevolezza. Armi con tali dimensioni e peso sono infatti molto rare da reperire nel mercato antiquario, come pure sono molto difficili da visionare all’interno dei musei in quanto la produzione delle stesse era assai ridotta.

L’opera giunge a noi in buono stato conservativo e rappresenta un’importante aggiunta al catalogo di armi da botta realizzate nel Nord Italia nel corso del XVI secolo.

error: Il contenuto è protetto Content is protected !!