Morione a tre creste della guardia Farnese



Mastro corazzaio bolognese

Bologna XVI secolo

Materiale: Ferro sbalzato

Misure: 30 x 30 x 20 cm

scheda critica a cura di gherardo turchi

L’antico morione in ferro a tre creste qui in studio risulta essere un rarissimo esempio di completo difensivo realizzato da una di quelle botteghe operanti nell’Italia Settentrionale nel corso del XVI secolo accreditate presso la grande nobiltà.

La nascita e l’espansione del morione a tre creste si ebbe grazie all’Imperatore Carlo V ed al brillante mastro corazzaio Desiderius Helmschied il quale realizzò l’armatura con la quale l’Imperatore venne ritratto, nell’opera pittorica di Tiziano Vecellio datata 1547, a cavallo dopo la storica battaglia di Muhlberg. Tale dipinto, oggi conservato al Museo del Prado, mette per la prima volta in evidenza un nuovo tipo di completo difensivo come quello qui in esame. I morioni a tre creste divengo da quella data emblemi distintivi delle armature e dei completi difensivi appartenenti solo ad una ristretta cerchia di altissimi nobili e regnanti. È infatti dal 1544 che questo tipo di morione vede la sua adozione da parte di una delle più importanti famiglie italiane, i Farnese, che equipaggiano di tale completo difensivo le proprie guardie granducali. Si crede infatti che la grande cassa di risonanza prodotta dall’esibizione dell’armatura di Carlo V, il quale fu tra l’altro Re d’Italia dal 1530 al 1556, abbia comportato una sorta di sterzata nella moda dei completi difensivi di altissimo rango, innescando in alcune grandi famiglie regnanti la volontà di allinearsi al gusto estetico dell’Imperatore.

Il fatto che ad oggi di tali morioni se ne conoscano solamente pochi esempi è prova di come questo tipo di elmo fosse stato realizzato solo per una ristrettissima cerchia di nobili, i quali dotarono di questi morioni solamente le loro guardie personali. Il motivo di tale ristretta produzione è evincibile non solo dall’altissimo costo di realizzazione di tali elmi, realizzati con una vera e propria tecnica vicina allo sbalzo, ma anche dal fatto che tali completi difensivi fossero dei veri e propri emblemi di casta sociale e che quindi solo poche famiglie potessero fregiarsi dell’onore di adornarne le proprie guardie.

Due esempi di morione a tre creste sono conservati al Museo Stibbert di Firenze, uno di produzione tedesca, di semplice fattura e ricoperto di tessuto nel corso dell’ottocento da Stibbert stesso al fine di mostrare come veniva effettivamente indossato dai lanzichenecchi, l’altro di produzione italiana, realizzato per la guardia farnese nell’Italia del Nord. Entrambi gli esemplari sono di fattura Cinquecentesca ma presentano sensibili e sostanziali differenze che ne determinano le differenti nazioni di forgia. Quello tedesco presenta infatti una realizzazione piuttosto semplice, con le tre creste relativamente basse e i copri orecchie formate da un’unica lastra applicata al coppo tramite rivettature; completamente assenti risultano essere elementi decorativi in altri materiali metallici, tecnica questa tipica della produzione germanica che prediligeva la semplicità e la sobrietà nella produzione dei completi difensivi delle proprie guardie. Di completa differente fattura risulta essere il morione di produzione italiana di cui si fa riferimento precedentemente. Privo di para orecchie, probabilmente perdute nel corso dei secoli, il coppo risulta essere riccamente sbalzato a girali e stemmi della famiglia Farnese, identificabile appunto con il Giglio, mente le tre creste, a differenza di quello di produzione germanica, sono qui ben accentuate e lavorate a cordonatura spiccata; l’intero coppo risulta inoltre impreziosito da elementi decorativi in metallo dorato, elemento questo che determina l’assenza di coperture di stoffa, usate invece in quelli d’oltralpe. Un ulteriore morione a tre creste passato sul mercato antiquario, attribuito alla produzione fiorentina del XVI secolo, comprova come le tre creste alte ed accentuate fossero una caratteristica tipica della produzione italiana, che si differenziava sensibilmente da quella tedesca in sostanziali dettami stilistici di grazia ed armonia decorativa.

Alla produzione italiana del XVI secolo appartiene l’opera qui in studio. Realizzato con coppo a tre creste alte e marcate, lavorate a cordonatura evidenziata, il morione è provvisto di para orecchie a lamelle, tipiche della produzione italiana e riscontrabili in alcuni esempi tipici dell’Italia settentrionale della medesima epoca, ad oggi conservati al Museo Stibbert di Firenze; proprio i para orecchie presentano incisioni che collocano l’elmo in quella ristretta cerchia di apparati difensivi realizzati per le guardie della famiglia Farnese. Dodici piccoli gigli, a gruppi di sei, sono incisi sopra degli scudi sbalzati sulle lamelle centrali dei para orecchie, elementi questi che attestano l’appartenenza dell’elmo all’armeria emiliana dei Farnese e che, unitamente alla somiglianza di lavorazione estetica del coppo, collocano senza dubbio alcuno l’opera in quella ristrettissima compagine di produzione nobiliare italiana del XVI secolo. Ultimo elemento che comprova la paternità italiana di detta opera risultano essere gli inserti decorativi in metallo dorato applicati lungo tutta la superfice del morione atti ad impreziosirne l’aspetto e renderlo sontuoso, caratteristica questa che ne comprova il non utilizzo del rivestimento esterno in tessuto precedentemente citato, bensì il solo utilizzo del rivestimento di cuoi interno per la protezione della nuca, di cui ancora oggi se ne possono ritrovare tracce all’interno dell’opera.

Tutto ciò premesso si può affermare che detto morione rientri a pieno titolo nel catalogo di opere realizzate dai mastri armorari attivi nell’Italia settentrionale nel corso del XVI secolo, asserviti con alla famiglia Farnese.

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