Armatura Massimiliana



Mastro corazzaio tedesco

Germania, XVI secolo

Materiale: Ferro forgiato

Misure: Altezza 178 cm

scheda critica a cura di gherardo turchi

Splendido e raro esempio di armatura Massimiliana in ferro forgiato realizzata in una di quelle fiorenti fucine di mastri corazzai attive in Germania nel corso del XVI secolo.

Il termine “Massimiliana”, o “Massimilianea”, viene utilizzato per indicare l’armatura a piastre d’acciaio della cavalleria pesante rinascimentale. Erede dell’armatura gotica, variante tardo-medievale dell’armatura a piastre, era al tempo un apparato difensivo ed una elegante “seconda pelle” meccanica per il gentiluomo che la indossava. In Germania era conosciuta con il nome “Riefelharnisch”, letteralmente traducibile come armatura scanalata. Il nome “Massimiliana” viene solitamente fatto risalire all’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, la cui armatura gotica, realizzata dal mastro corazzaio di Norimberga Lorenz Helmschmied, avrebbe costituito l’archetipo per il successivo sviluppo delle armature da gentiluomo in età rinascimentale. Un’altra interpretazione vorrebbe invece il nome legato a Massimiliano II d’Asburgo, l’ultimo grande committente di una “armatura scanalata” in un’epoca in cui l’armatura da parata seguiva ormai le linee dettate dai corazzai italiani e non più germanici.

Grande riformatore dell’arte bellica germanica, Massimiliano aveva imparato ad apprezzare l’efficacia dell’armatura gotica in acciaio tipica della cavalleria Imperiale ma aveva anche combattuto quale fante al fianco dei lanzichenecchi da lui creati, ormai conscio della rinata importanza delle forze di fanteria pesante quali elemento risolutivo al buon esito delle battaglie campali. Massimiliano I, viene ritenuto l’inventore della nuova linea di corazze “more germanorum” che, per qualche decennio, riuscì a contrastare lo spopolante successo europeo delle armature a piastre “italiche”. Si trattava di armature espressamente deputate al combattimento a piedi e non più solo a cavallo, alleggerite, sia tramite particolari accorgimenti tecnici che previa eliminazione di talune componenti eccessive, quali grandi volute sulle cubitiere o sui cosciali, ma sempre confacenti a quei principi di gusto estetico codificati dall’armatura gotica che avevano ormai gettato le basi per la dicotomia dell’armatura quale “seconda pelle per il gentiluomo”. Quella operata da Massimiliano I non fu però una rivoluzione, quanto piuttosto la logica conclusione di un processo evolutivo già avviato, infatti l’armatura alla Massimiliana vera e propria sarebbe stata codificata durante il secondo decennio del Cinquecento, quando cioè armature gotiche dalla linea più alleggerita e funzionale erano già in produzione.

L’armatura qui in studio risulta essere un raro esempio di questa produzione germanica cinquecentesca, perfettamente caratterizzata dalla realizzazione di alcuni componenti che ne mostrano le tipica peculiarità di quest’area quali le scarpe a piede d’orso, l’ala a farfalla del ginocchiello e l’elmetto a resta alla tedesca. L’opera presenta una decorazione consistente in una fitta spigolatura disposta in senso longitudinale su tutta la superficie ed è composta da un elmetto alla tedesca tondeggiante con una leggera cresta ed una celata con fessure oculari e per l’aerazione, che incastra perfettamente alla gola, articolata a lame, provvista di padiglione anteriore e posteriore. A protezione degli arti superiori il completo difensivo presenta spallacci sagomati senz’ala agganciati nella parte superiore alla gola ed a quella inferiore ai bracciali i quali, articolati in due parti distinte innestate su una cubitiera chiusa, terminano in manopole a mittene, ovvero in lamine trasversali scorrenti su tutte le dita. La protezione del petto è affidata ad una piastra unica lavorata con spigolature a raggiera bombata nella parte inferiore e presenta, sul lato destro una resta applicata, sulla quale veniva solitamente appoggiata la lancia. La schiena è pure costituita da un’unica piastra cannellata terminante in lama di vita, cui è ribadita la lama di batticulo che è fissata al petto con una cintura moderna. Più sotto la falda, articolata in più lame, garantisce la protezione dell’inguine. Gli arti inferiori sono protetti dalle gambiere, esclusive delle armature da cavallo e da torneo, composte da quattro parti: le scarselle che avvolgono le cosce, il ginocchiello caratterizzato da un’ampia ala a farfalla, gli schinieri chiusi e le scarpe a zampa d’orso, tutti collegati tra loro da incastri, ribattini e cinturini in cuoio.

Armature di simile foggia sono visionabili nei più grandi musei e collezioni pubbliche del mondo quali ad esempio la collezione pubblica Luigi Marzoli a Brescia o il Polish Army Museum di Varsavia.

L’opera si presenta in ottimo stato di conservazione e rappresenta un’importante aggiunta al catalogo della produzione di corazze tedesche del XVI secolo.

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